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Anicka Yi, Skype Sweeter

Anicka Yi all'Hangar Bicocca, tra profumi, sudore, spore e batteri

Anicka Yi è nata a Seul nel 1971. Quando aveva due anni, la sua famiglia si è trasferìta dalla Corea all'Alabama e poi in California. "Sono cresciuta in una casa coreano-americana e mia madre cucinava cibo coreano", racconta in un'intervista ad Art in America. "La nostra casa è stata etichettata dagli altri bambini come la casa puzzolente. Se parli con i coreani americani dell'olfatto, molti di loro associano i primi ricordi con la vergogna e il rifiuto".
Il trauma legato a questi ricordi infantili, unito all'interesse per le scienza biologiche (la madre lavorava in un laboratorio biomedico, mentre il padre era un pastore protestante) hanno avuto un'influenza determinante nella sua attività artistica. Le sue opere sono combinazioni di ingredienti insoliti: fiori fritti, lumache vive, sostanze fermentate come quelle usate nella preparazione del kombucha (una bevanda tradizionale coreana), fino ad arrivare alla coltivazione di batteri di origine umana. Per la sua mostra del 2015 "You Can Call Me F" alla galleria Kitchen di New York, Yi ha prelevato i tamponi da cento donne e con l'aiuto di un biologo del Mit ha coltivato i batteri su un pannello di sostanza gelatinosa che aggrediva i visitatori con il suo odore pungente all'ingresso della mostra per aiutarli a rispondere al domanda "Che odore ha il femminismo?".
La mostra di Anicka Yi all’Hangar Bicocca dal 24 febbraio al 24 luglio 2022 – la più completa mai realizzata assicurano i curatori, Fiammetta Griccioli e Vicente Todolí – è un "percorso sinestetico e immersivo, che stimola l’esperienza sensoriale e percettiva dei visitatori, presentando sia opere incentrate sulla dimensione olfattiva, sia lavori che riflettono sui processi trasformativi della materia".
Il titolo, Metaspore, è un neologismo coniato da Yi unendo il prefisso "meta" che sta a indicare il mutamento, la trasformazione, l'affinità, l'evoluzione maturativa, ma anche ciò che trascende le cose naturali (come nella parola metafisica), con il termine "spora", cioè l'elemento che permette la riproduzione agamica delle piante e anche la speciale formazione che all'interno di un batterio è capace di germinare dando origine a un nuovo batterio.


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Anicka Yi, Immigrant Caucus, 2017

La mostra si apre con un'installazione del 2017, "Immigrant Caucus", una griglia di metallo che il visitatore deve varcare, davanti alla quale sono posate tre pompe irroratrici contenenti un aroma insolito, sviluppato in collaborazione con il profumiere francese Barnabé Fillion. Gli ingredienti: il sudore di donne asiatico-americane, prelevato nei quartieri di Chinatown e Koreatown a New York, e le emissioni delle formiche carpentiere che scavano gallerie nei tronchi d'albero per costruire i propri nidi. Nelle intenzioni di Yi l'installazione e lo strano aroma che si diffonde nell'aria manovrando la pompa (ma ben pochi visitatori ci provano) hanno un significato politico: denunciano lo sfruttamento del lavoro a cui le minoranze sono spesso soggette e la paura dell'altro che sta dietro al disagio provocato nella maggioranza delle persone da un odore insolito.


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Anicka Yi, Le Pain Symbiotique, 2014

Le Pain Symbiotique, esposta per la prima volta alla Biennale di Taipei del 2014, è una cupola trasparente in pvc, con il pavimento ricoperto di impasto di pane, che ospita cinque sculture di glicerina e resina su cui vengono proiettate immagini al microscopio di microorganismi in costante movimento. Un grande stomaco sintetico dove convivono organismi di specie diverse e gli alimenti si trasformano e fermentano.
Il corpo con le sue funzioni di digestione e respirazione è anche il tema di "Skype Sweeter" (vedi la foto iniziale): un paracadute militare gonfiato e mosso da ventilatori posti al suo interno, creando un volume sinuoso e fluttuante. Ai suoi lati, su tre piedistalli una borsa Longchamp piena di interiora di vacca e gel per capelli; una teca trasparente che contiene una borsa di plastica fritta in tempura; un parallelepipedo di sapone che ingloba tubi di gomma e rasoi.
I globi luminosi che si vedono nella prima foto fanno parte di un'altra opera, "Releasing the Human from the Human", esposta per la prima volta nel 2019 alla Gladson Gallery di Bruxelles. Gli ingredienti: alga kelp, aquazol, glicerina, crepalina, acrilico, led, insetti animatronici. Un'istallazione che ricorda da vicino Biologizing the Machine, esposta alla Biennale Arte Venezia 2019.


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Anicka Yi, Laptop Lap Burn, 2015

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Anicka Yi, Fontenelle, 2015

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Anicka Yi, When Species Meet, 2015

Il sito di Anicka Yi Studio

Anicka Yi su Instagram

Anicka Yi, Metaspore, Pirelli HangarBicocca, Milano, 24 febbraio-24 luglio 2022

Aldo Premoli, "Microrganismi, arte e odori nella mostra di Anicka Yi a Milano", ArtTribune, 10 marzo 2022

Maria Acciaro, "Metaspore, il profumo del sudore: l'arte pandemica di Anicka Yi all'Hangar Bicocca", Fanpage, 26 febbraio 2022

Ross Simonini, "In the Studio: Anika Yi", Art in America, 24 marzo 2017

David Everitt Howe, "Future Greats Archive: Anicka Yi (2014)", ArtReview, 21 luglio 2014

Adriana Blidaru, "Anicka Yi", Living Content, 28 novembre 2018

Anicka Yi alla Biennale Arte 2019 di Venezia

(machebellezza.com, luglio 2022)

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