La Hollywood dei sogni infranti fotografata da Michael Dressel
La California per decenni ha incarnato il meglio dell'American Dream. Qui sono nate le grandi rivoluzioni creative che hanno ridisegnato la società, la cultura, l'economia: dalla Beat Generation alla Summer of Love del 1967, dal cinema all'elettronica, da Internet all'auto elettrica. Nessun altro luogo al mondo sembrava in grado di concentrare così tanti ingredienti favorevoli all'innovazione. Oggi però il sogno californiano sembra svanire, come racconta Federico Rampini sul Corriere della Sera ("Tasse e criminalità: la crisi del modello California", 3 dicembre 2021).
"Dieci giorni fa Union Square, piazza turistica e commerciale nel cuore di San Francisco, è stata presa d'assalto da una «flash mob» di gang giovanili all'assalto dei negozi di lusso. Il giorno dopo, sull'altra sponda della baia, ottanta giovani hanno dato vita a un saccheggio organizzato di griffe celebri. Il ricco bottino ha scatenato l'emulazione, le «flash mob» si sono estese fino all'altro capo della California, dove il celebre quartiere di Beverly Hills non è stato risparmiato.
Da San Francisco a Los Angeles, alcuni saccheggiatori si sono accaniti in particolare sulle vetrine di Louis Vuitton. La stragrande maggioranza sono a piede libero e resteranno impuniti. Nella sola città di San Francisco mancano 400 agenti di polizia. Riempire gli organici è arduo. La città del Golden Gate celebre per il suo orientamento radicale ha eletto un procuratore generale, il 41enne Chesa Boudin, che esibisce ostilità verso le forze dell'ordine. Figlio di terroristi rossi (membri della milizia armata Weather Underground, quarant'anni fa i suoi genitori furono condannati per l'omicidio di tre agenti), Boudin ha fatto campagna elettorale promettendo di non perseguire «i reati senza vittime, con cause socio-economiche» che secondo lui includono lo spaccio di droghe.
Ormai solo il 19% dei ladri nei negozi vengono fermati. La catena di farmacie-supermercati Walgreens denuncia: i furti si sono quintuplicati, i costi per la sicurezza privata sono 50 volte superiori ad altre zone d'America, e molti punti vendita vengono condannati alla chiusura. Michael Shellenberger, che ha coniato il neologismo San Fransicko (giocando sulla parola «sick», malato), cataloga un lungo elenco di mali che gli abitanti della città patiscono da anni, e che i turisti scoprono con angoscia quando sbarcano per la prima volta nel centro storico. San Francisco è occupata in permanenza da accampamenti di senzatetto, uno spettacolo di miseria e devianza sconcertante nella «Dubai sul Pacifico» che ospita i miliardari della Silicon Valley. La povertà si accompagna a un disastro sanitario, homeless che defecano sui marciapiedi, siringhe abbandonate ovunque, epidemie di epatite".
Le foto di Dressel mostrano da vicino questo decadimento.

Lost in Hollywood, la mostra di Dressel, si tiene dal 15 ottobre 2021 al 29 gennaio 2022 alla galleria c/e contemporary di Milano. Dressel, nato nel 1958 a Berlino Est – da cui ha cercato di fuggire scavalcando il muro e per questo ha scontato due anni di prigione – ha vissuto per oltre 30 anni a Los Angeles, lavorando nel mondo del cinema come tecnico del suono, ma la sua vera passione è la fotografia, in particolare quella di strada. Ha collaborato con Progressive-Street, una "banda di fotografi internazionali che guarda dall'altra parte, sì, ma in questo mondo", come dice il sito di quella che è allo stesso tempo una galleria d'arte, un'agenzia fotografica e una piccola casa editrice indipendente, focalizzata sulle strade di tutto il mondo: "Mostriamo gli effetti della globalizzazione. Diamo uno sguardo al mondo globalizzato. La fotografia come etnografia, il nostro ethos è una visione antropologica, sociologica, sociale". E sono proprio queste le caratteristiche delle immagini di Dressel esposte da c/e contemporary.

"La serie in mostra non si focalizza sull'Hollywood che conosciamo, simbolo per antonomasia del mondo dello spettacolo, fatto di eccessi, fama e vite da copertina ma mette al centro dell'immagine gli esclusi da questo mondo, arrivati in questo luogo pieni di sogni e ambizioni che non sono mai riusciti a conquistare", scrive Rebecca Piva nella presentazione. "Molti dei personaggi che l'artista incontra per le strade di Los Angeles giungono in questa città pieni di aspettative e pronti a cambiare la loro vita solo per poi rimanere intrappolati in questa realtà fittizia".
"Nelle foto di Dressel troviamo ritratti di mendicanti la cui condizione di indigenza è la prova del fallimento della nostra società in cui l'1% più ricco possiede il doppio del 90% della popolazione mondiale. E troviamo anche molti aspiranti attori che indossano i loro grotteschi outfit ricalcando i ruoli hollywoodiani. Per qualche dollaro posano con i turisti per riuscire a comprare qualcosa da mangiare".
"Su Hollywood Boulevard con la sua Walk of Fame si può osservare una parata senza fine di situazioni tragiche, assurde, comiche e qualche volta pericolose. La realtà che si incontra in questi contesti ha poco a che fare con l'immagine glamour di Los Angeles proiettata in tutto il mondo e consente una visione approfondita della reale condizione della società e dei suoi abitanti. Questa discrepanza ricorda all'artista la sua giovinezza nella Berlino Est dove la propaganda descriveva un mondo idilliaco molto lontano dalla vita vissuta dalla popolazione".

Michael Dressel, Lost in Hollywood, c/e contemporary, Milano, 2021-22
Michael Dressel official site
Progressive-Street. La rivista della galleria, ProgressiveZine, ha dedicata vari articoli all'opera di Dressel
(machebellezza.com, gennaio 2022)