Jimmie Durham; troppo legato alle cose per essere un artista concettuale

Le sculture di Jimmie Durham esposte all'Arsenale in occasione della Biennale Arte 2019 sono cose d'uso quotidiano, parti di mobilia, oggetti industriali e materiali naturali assemblati in modo da ottenere figure simili ad animali, grovigli poetici che sfidano il tradizionale concetto illuminista di separazione tra uomo e natura. L'artista cherokee definisce questo processo di produzione "combinazione illegale con oggetti rifiutati".

"Perché i materiali sono così importanti nel suo lavoro?", gli chiede Petra Chiodi, intervistandolo in occasione della consegna del Leone d'Oro alla carriera. "Penso che sia perché il mio cervello non è bravo nel pensiero astratto", risponde Durham. "Avrei sempre voluto essere un artista concettuale, ma non avevo concetti. Fin dall'infanzia ho costruito cose perché tutta la mia famiglia lo faceva continuamente. Era povera, ma molto talentuosa. Conosco il mondo attraverso i materiali. Non li scelgo, semplicemente vivo, e le cose si avvicinano a me. Un bellissimo pezzo di granito mi parla. Accade ogni volta. Non ho mai immaginato di creare un'opera d'arte dal mio stesso pensiero. Non ho mai un piano prima della fine dell'opera. Mi considero uno scultore, ma scolpisco solo quello che appare davanti a me".

In occasione di una precedente mostra, “Templum: il sacro, il profano e altro”, tenutasi alla Fondazione Volume! di Roma nel 2007, Durham ha riassunto così il senso del suo lavoro: "Quello a cui veramente aspiro è confondere la gente. Vorrei che dopo aver visto le mie opere lo spettatore ne uscisse con un'energia maggiore e dicesse: Oh sì, mi sento più forte!".

Jimmie Durham è morto a Berlino il 17 novembre 2021, a 81 anni. Registrato all'anagrafe il 10 luglio 1940, a Houston, in Texas, Durham sosteneva di essere nato nella contea di Nevada, in Arkansas, e di essere cresciuto tra Texas, Louisiana e Oklahoma, mentre suo padre viaggiava in cerca di lavoro. Considerato uno degli scultori contemporanei più innovativi, è stato anche uno scrittore, un saggista, un poeta ("Columbus Day", West End Press, 1983), un performer e un attivista impegnato nei movimenti per i diritti civili degli afroamericani e dei nativi americani. Il nomadismo – "il continuo spostamento verso il proprio confine, verso l'inevitabile frattura di ogni equilibrio del linguaggio che caratterizza la sua opere", come scrive Achille Bonito Oliva – ha contraddistinto anche la vita di Durham. Ha vissuto infatti in molti luoghi: Austin, Ginevra, New York, Cuernavaca, in Messico e dal 1994 in Europa, prima a Berlino, poi in Italia. Negli ultimi anni abitava a Napoli, in una una splendida casa-studio ricavata nell'ex Lanificio Borbonico, assieme alla compagna, l'artista brasiliana Maria Thereza Alves.
Ecco una sua poesia del 2016:

Una pietra
La selce e gli esseri umani fanno il fuoco.
Rompono anche le ossa, di animali più grandi
In modo che il midollo grasso possa essere arrostito
Nel fuoco. Per migliaia di anni
Gli esseri umani hanno creato degli strumenti con la selce.
Incredibile destrezza, fare
un'ascia o un coltello dalla pietra.
Questo che abbiamo trovato è vecchio vecchio vecchio.
Pesa mille e cento
trentasette grammi. Ha trentasette
mila anni, o ancora di più.
Troppo pesante per combattere o per colpire
Una capra o un bue per le mie deboli e vecchie braccia.
Affilato per colpire, non per tagliare
Da un lato, mantiene la forma arrotondata
Che aveva prima dell'incontro con l'uomo,
Orribilmente comodo e adatto
In una grande mano ruvida.

Petra Chiodi, "Il centro dell'universo è una pianta di bouganville", Exibart, 10 maggio 2019

Teresa Macrì, "Jimmie Durham, il performer Cherokee che amava reinventare la vita degli oggetti", il manifesto, 18 novembre 2021

"Addio a Jimmie Durham: muore l'artista cherokee che liberò la scultura con leggerezza", Exibart, 17 novembre 2021

Achille Bonito Oliva, "La catastrofe benefica dell'arte", Fondazione Morra Greco, 29 giugno 2019

Jimmie Durham, "Columbus Day"

(machebellezza.com, ottobre 2019 - novembre 2021)